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Eretto, in origine, dalla famiglia Arezzo, fu sede della Camera della Regina, del Senato della citt\u00e0 ed ospit\u00f2 la Commenda Gerosolimitana della Famiglia Borgia. Nel 1778 l'immobile fu acquistato dal barone Guglielmo Beneventano. E\u2019 da questo momento che comincia il rinnovamento dell\u2019edificio che, dalla semplice ma potente struttura quattrocentesca, si trasformer\u00e0 nel pi\u00f9 rappresentativo palazzo dell\u2019Ortigia barocca. I lavori di restauro iniziarono l'anno successivo e si protrassero per oltre un decennio. Nel 1788 si mise mano alle decorazioni e vi concorsero noti artisti: gli stucchi sono del palermitano Gregorio Lombardo (1788) mentre per gli affreschi e le pitture dei sopraporta fu chiamato Ermenegido Martorana (1789 e 1791); i cristalli furono fatti venire da Malta e da Venezia.\r\nL'architetto che oper\u00f2 le trasformazioni fu Luciano Al\u00ec; nel prospetto principale fanno spicco il monolite con le armi gentilizie e l\u2019epigrafe che ricorda la visita del Re Ferdinando di Borbone il quale il 25 aprile 1806 dimor\u00f2 a palazzo (qui \u00e8 stato ospite anche Orazio Nelson nel 1798 quando pass\u00f2 da Siracusa per fare rifornimento prima della battaglia di Abukir).\r\nForse il meglio del genio dell\u2019Al\u00ec si apprezza all\u2019interno, con i suoi giochi prospettici, nei chiaroscuri.\r\nPer un vestibolo dalla volta decorata con uno stucco raffigurante il Belisario che chiede l\u2019elemosina, si accede al primo cortile, dall\u2019agile prospetto che richiama i modelli della facciata, con coppie di binati di colonne corinzie. L\u2019effetto di profondit\u00e0 \u00e8 maggiormente aumentato dalla sapiente distribuzione delle proporzioni dello scalone centrale e dei due fornici laterali che aumentano l\u2019effetto scenografico e volumetrico. In alto, severi mori, muti guardiani, scrutano i visitatori.\r\nLa pavimentazione del cortile \u00e8 un esempio unico in Ortigia: un bellissimo acciottolato bianco e nero disegna per terra un fantasioso tappeto di pietra.\r\nI due piccoli vestiboli che fiancheggiano lo scalone centrale immettono nel secondo cortile nel quale spiccano la fontanella pensile figurata con mascheroni e la balaustra fiorita traforata del terrazzino. All\u2019interno si apprezza per l'eleganza e la sobriet\u00e0 la cappella con il pavimento in ceramica policroma.
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Il palazzo del Senato, sede del Municipio, conserva nei sotterranei notevoli resti di un tempio ionico del VI secolo a.C. Autore del Palazzo \u00e8 G. Vermexio (1629-1634). I Vermexio, famiglia di architetti di origine iberica, stabilitasi a Siracusa nel '500, lasceranno una inconfondibile impronta nell'architettura cittadina del XVII secolo\r\n\r\nIl Palazzo del Senato,<\/b> detto anche Palazzo Vermexio<\/i> (1629-1633), fu commissionato dal governo della citt\u00e0 all'architetto Giovanni Vermexio, per sostituire l'antica sede della Camera Regionale di Siracusa. L'edificio quindi divenne il palazzo del Senato cittadino e del Governo della citt\u00e0 sino ad oggi, sede degli uffici del Sindaco e del municipio.\r\n\r\nQuesto palazzo pu\u00f2 ritenersi a ragione l'espressione pi\u00f9 alta del geometrismo che anima tutte le realizzazioni di Giovanni Vermexio. Esso era, in origine, un cubo perfetto, diviso a met\u00e0 altezza, da un lungo balcone che separa, anche stilisticamente, i due ordini: l'inferiore rinascimentale, il superiore barocco. Il primo piano \u00e8 impostato su schemi classici: le grandi finestre timpanate, le paraste bugnate dorico toscano, la solenne trabeazione decorata con triglifi e metope. Non sono assenti gli accenni barocchi: dai mascheroni alle mensole, tutte diverse, delle finestre.\r\n\r\nLa balconata apre il piano superiore in stile barocco. Qui le paraste ioniche scandiscono il prospetto con finestre alternate a nicchie: destinate a contenere le statue dei reali di Spagna mai completate da Gregorio Tedeschi a cui era stata affidata la decorazione scultorea del palazzo, egli infatti riusc\u00ec a portare a termine solo l'aquila imperiale bicipite. Chiude la costruzione un'abbondantissima decorazione con festoni che corrono tra i capitelli ed un cornicione fortemente aggettante.\r\n\r\nNell'angolo sinistro del cornicione del palazzo, l'architetto Vermexio volendolo quasi \u201cfirmare\u201d, vi scolp\u00ec un minuscolo geco (detto in dialetto siracusano scuppiuni<\/i>) o lucertola: epiteto conferito all'architetto a causa della sua rara magrezza ed altezza.\r\n\r\nAll'interno dell'atrio \u00e8 parcheggiata la carrozza settecentesca (1763) del Senato, realizzata su modello delle berline austriache.\r\n\r\nNel 1870 l'equilibrio delle proporzioni voluto dal Vermexio viene alterato con la realizzazione di un attico, destinato ad ospitare i locali dell'ufficio tecnico. L'ultima e pi\u00f9 grave violenza il palazzo l'ha subita intorno agli anni '60 quando ad esso fu accorpato un nuovo fabbricato per ampliare gli uffici del municipio; cos\u00ec facendo \u00e8 stato stravolto l'originario progetto demolendo l'antica chiesetta di S. Sebastiano e la sede della Biblioteca dell'Arcivescovado, fondata nel 1780 dal Vescovo Alagona.\r\n\r\nSul lato destro della facciata ad angolo con via Minerva, si trovano due graffiti che riproducono la facciata di una chiesa. Uno studio del 2016 ritiene che il graffito principale rappresenti la facciata della Cattedrale e che venne eseguito con la punta di una baionetta dai soldati di guardia del palazzo.^{[1]<\/a><\/sup>\r\n\r\nNel cortile interno prospiciente l'ingresso principale si trovano in alto dei blocchi di pietra che furono predisposti per ospitare una scultura dello stemma della citt\u00e0. Il progetto risale agli anni 70 del secolo scorso ma non venne mai ultimato
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Eretto, in origine, dalla famiglia Arezzo, fu sede della Camera della Regina, del Senato della citt\u00e0 ed ospit\u00f2 la Commenda Gerosolimitana della Famiglia Borgia. Nel 1778 l'immobile fu acquistato dal barone Guglielmo Beneventano. E\u2019 da questo momento che comincia il rinnovamento dell\u2019edificio che, dalla semplice ma potente struttura quattrocentesca, si trasformer\u00e0 nel pi\u00f9 rappresentativo palazzo dell\u2019Ortigia barocca. I lavori di restauro iniziarono l'anno successivo e si protrassero per oltre un decennio. Nel 1788 si mise mano alle decorazioni e vi concorsero noti artisti: gli stucchi sono del palermitano Gregorio Lombardo (1788) mentre per gli affreschi e le pitture dei sopraporta fu chiamato Ermenegido Martorana (1789 e 1791); i cristalli furono fatti venire da Malta e da Venezia.\r\nL'architetto che oper\u00f2 le trasformazioni fu Luciano Al\u00ec; nel prospetto principale fanno spicco il monolite con le armi gentilizie e l\u2019epigrafe che ricorda la visita del Re Ferdinando di Borbone il quale il 25 aprile 1806 dimor\u00f2 a palazzo (qui \u00e8 stato ospite anche Orazio Nelson nel 1798 quando pass\u00f2 da Siracusa per fare rifornimento prima della battaglia di Abukir).\r\nForse il meglio del genio dell\u2019Al\u00ec si apprezza all\u2019interno, con i suoi giochi prospettici, nei chiaroscuri.\r\nPer un vestibolo dalla volta decorata con uno stucco raffigurante il Belisario che chiede l\u2019elemosina, si accede al primo cortile, dall\u2019agile prospetto che richiama i modelli della facciata, con coppie di binati di colonne corinzie. L\u2019effetto di profondit\u00e0 \u00e8 maggiormente aumentato dalla sapiente distribuzione delle proporzioni dello scalone centrale e dei due fornici laterali che aumentano l\u2019effetto scenografico e volumetrico. In alto, severi mori, muti guardiani, scrutano i visitatori.\r\nLa pavimentazione del cortile \u00e8 un esempio unico in Ortigia: un bellissimo acciottolato bianco e nero disegna per terra un fantasioso tappeto di pietra.\r\nI due piccoli vestiboli che fiancheggiano lo scalone centrale immettono nel secondo cortile nel quale spiccano la fontanella pensile figurata con mascheroni e la balaustra fiorita traforata del terrazzino. All\u2019interno si apprezza per l'eleganza e la sobriet\u00e0 la cappella con il pavimento in ceramica policroma.
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Tipo di Luogo: Architettura Residenziale

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